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DDL sulle intercettazioni impunità per la Casta? Opponiamoci!

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Secondo Antonio Di Pietro, nel nuovo disegno di legge sulle intercettazioni ci sono ben 6 elementi che mineranno alle fondamenta lo Stato di diritto, e precisamente:

1) La persona indagata potrà scegliersi oltre l’avvocato difensore, anche il giudice. Se quest’ultimo non è di suo gradimento basterà che lo denunci. A questo punto è previsto che il giudice blocchi le indagini che sta portando avanti (“dovere di astensione”). Senza che avvenga una verifica della bontà della denuncia da parte dell’indagato il magistrato sarà, quindi, immediatamente sostituito.

2) Per poter intercettare ci vorranno “gravi indizi di colpevolezza”, il che equivarrebbe ad avere già delle prove del reato commesso. Se ci sono, al contrario, solo indizi lievi e si vogliono ottenere delle prove concrete, queste non si potranno ottenere più con le intercettazioni, altrimenti si verificherebbe (secondo l’estensore del disegno di legge) una lesione della privacy dell’indagato. Che sarebbe, evidentemente, cosa più grave di qualunque altro reato!

3) La prevista eccezione per intercettare nei casi di criminalità organizzata è in realtà solo una presa in giro, in quanto solo alla fine delle indagini si potrà dire se anziché una persona, sono coinvolte più persone legate tra loro nel commettere reati.

4) Le intercettazioni ambientali (con microspie) saranno ancora ammesse, ma potranno essere limitate solo al momento del fatto delittuoso. Ciò significa che si dovranno fare solo mentre si commette un reato, ad esempio mentre si fa una rapina, o mentre si paga una tangente, non essendo ammesso farle nei giorni precedenti, né in quelli successivi al fatto.

5) Per poter intercettare, il giudice per le indagini preliminari dovrà andare presso il distretto della Corte d’Appello a presentare specifica richiesta, portando con sé tutti i fascicoli relativi alle indagini già fatte, per poi aspettare che un collegio di tre giudici approvi l’intercettazione. E non solo! Una volta che il suddetto magistrato ha deciso per il provvedimento di intercettazioni, non potrà più decidere su ulteriori provvedimenti che riguardino il medesimo imputato.

6) Impossibilità per i cittadini di sapere quali sono i gravi indizi di colpevolezza su qualcuno e chi sono i magistrati che indagano, sino a quando non si concludono le relative indagini. Il che equivale a dire che non si potranno sapere da subito le ragioni per le quali qualcuno viene arrestato.

Questi punti per Di Pietro fanno prefigurare uno Stato dell’impunità per quei potenti che potranno permettersi di portare avanti nel tempo i processi, per arrivare alla prescrizione dei reati.

Questo disegno di legge non solo è l’applicazione del principio dell’intoccabilità della casta, ma è anche un grande favore ai tanti delinquenti presenti nel Paese: infatti si prevede che non si potrà più intercettare per i reati puniti con pene inferiori ai dieci anni, quali l’usura, la truffa, i sequestri di persona, il contrabbando, lo sfruttamento della prostituzione, la rapina, il furto in appartamento, la ricettazione, i reati ambientali, i reati economico-finanziari, fiscali ed i falsi in bilancio.

Il tempo di intercettazione potrà essere limitato ad un tempo di 60 giorni, su richiesta non più di un solo giudice per le indagini preliminari, bensì di un collegio di tre giudici.

Se il disegno di legge dovesse passare così com’è, dice ancora Di Pietro, non solo ci sarebbe un grosso dispendio di tempo e denaro, oltre che perdita di efficacia di una struttura che ad oggi manca di risorse di organico, ma l’Italia diventerebbe addirittura l’Eldorado della criminalità.

Tutto ciò, mentre magistrati e giornalisti non potranno più divulgare il contenuto delle intercettazioni, neanche dopo che gli atti saranno depositati (e quindi non più sottoposti a segreto istruttorio), con grave nocumento per il diritto all’informazione del cittadino.

Ed a preoccupare ancora di più, è intervenuta l’approvazione al Senato di un emendamento del senatore Udc D’Alia al pacchetto sicurezza varato dal governo, relativo al possibile oscuramento dei blog liberi.

Infatti, se dovesse passare questo emendamento, i provider, su semplice richiesta del governo, saranno costretti ad oscurare da subito i siti accusati di “attività di apologia o istigazione a delinquere compiute a mezzo internet”.

Ciò comporterebbe un grave rischio per la democrazia, in quanto senza aspettare un verdetto di colpevolezza da parte della magistratura, come è avvenuto sinora, potrebbero essere oscurati siti con contenuti politici di orientamento contrario a quello di governo.

La drastica riduzione dell’uso delle intercettazioni nelle indagini e della possibilità di pubblicazione di documenti giudiziari, insieme al conferimento della responsabilità operativa dell’azione penale agli organi di polizia, controllati dal governo, il sistema di potere trasversale si appresta a blindarsi definitivamente nella certezza dell’impunità

Finalmente non si parlerà più di “toghe rosse”, spiega con amara ironia il magistrato Roberto Scarpinato*, da vent’anni in prima linea contro la mafia a Palermo. Non ce ne sarà più bisogno. La magistratura, già depotenziata, perderà l’ultimo strumento di indagine contro il crimine organizzato e il malaffare politico-economico. In un contesto di grave sofferenza democratica (assenza di opposizione, giornalismo addomesticato), ormai :

" l’unico momento di visibilità per conoscere il modo in cui viene esercitato il potere sono le intercettazioni, sono le macchine: la riforma delle intercettazioni deve passare perché da quel momento in poi noi non conosceremo più quel che succede in questo Paese”.

Secondo una statistica internazionale redatta dalla Banca Mondiale Doing business 2009, in materia di Giustizia l’Italia è stata posizionata al 156esimo posto su 181 Paesi, dopo l’Angola, il Gabon, la Guinea e San Tomé. Gli altri Paesi europei sono tutti tra i primi 50.


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