"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Questo è quanto recita il primo comma dell’articolo 3 della nostra Costituzione. Poi c’è la vita di tutti i giorni, fatta di ingiustizie e disuguaglianze.
Potrebbero essere citati tanti, troppi esempi. Nel pacchetto sicurezza varato a luglio, dall’attuale maggioranza di Governo, è stato inserito il patteggiamento anche per procedimenti già cominciati.... forse bisognava smaltire la mole di processi che intasava ed intasa tuttora i tribunali, o.... forse c’era qualcuno, manco a dirlo al Governo, che aveva un procedimento in corso per tangenti e/o corruzione. Siamo in Italia e la motivazione è la seconda.
Ma nei vari processi in corso ci sono anche quelli per omicidio colposo sul lavoro. Ciò significa che un giudice potrebbe accettare il patteggiamento, dopo aver ascoltato i testimoni, dopo aver capito che un operaio è morto sul lavoro non per una sua distrazione, bensì perché il ponteggio era storto e chi doveva sovrintendere ai lavori non c’era.
Ora, togliamo il condizionale perché le cose vanno proprio così.
Un Paese che si definisce democratico dovrebbe dare sostegno ai familiari delle vittime del lavoro, invece questi ricevono il silenzio.
I lavoratori sono le colonne portanti del progresso, e la morte colposa di un operaio è una sconfitta di ogni politica sociale.
Le statistiche ci dicono che ogni anno avvengono un milione di incidenti sul lavoro, numero in difetto perché c’è il lavoro nero, quello che uccide gli invisibili. Immigrati clandestini sfruttati a bassissimo costo, e quando gli imprenditori vengono scoperti al massimo rischiano una denuncia penale.
In Svezia gli incidenti sul lavoro sono quasi nulli, perché c’è la cultura della sicurezza, perché l’analogo rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro ha il potere di fermare la produzione finchè non arrivano gli ispettori sanitari.
In Italia, non solo il rappresentante dei lavoratori se chiede spiegazioni rischia il licenziamento, ma gli ispettori della Asl sono carenti, è stato stimato che riescono a controllare un’azienda una volta ogni 33 anni.
Allora, 1° maggio, festa del lavoro o.... fiera dell’ipocrisia di una classe politica, economica, sindacale e finanziaria composta da collusi con un sistema il cui vero scopo è lasciare che la società resti divisa in padroni e schiavi, come ai tempi del tanto vituperato assolutismo?
Si può festeggiare il lavoro se oggi, in Italia, chi lavora è a rischio povertà?
Si può festeggiare il lavoro se politici, direttori incapaci, calciatori, veline, presentatori e saltimbanchi di ogni tipo ricevono ingaggi milionari (milioni di euro….), mentre sui poveri cristi che guadagnano mille euro al mese piovono addizionali di ogni tipo per risanare le finanze dello stato e degli enti locali?
Si può festeggiare il lavoro se il regime prodian-berlusconiano degli ultimi 15 anni ha prodotto la delocalizzazione di tante aziende italiane facendo perdere il lavoro a tanta gente? (p.s. la Cina ringrazia sentitamente tutti....)
Si può festeggiare il lavoro se il regime delle banche e dei partiti preferisce che a lavorare siano gli immigrati neo-schiavi .....
Si può festeggiare il lavoro se il lavoro, spesso straordinario oltre ogni accettabile esigenza produttiva, causa più vittime della criminalità?
Si può festeggiare il lavoro se persino lo stato considera i suoi precari come dei fazzoletti usa e getta, non garantendo loro la stabilità del lavoro e discriminandoli vergognosamente nel trattamento economico?
Ed infine, si può festeggiare il lavoro quando la Banca d’Italia S.p.A. svolge, con l’avallo di leggi ingiuste e vessatorie, la stessa attività dei falsari e dei cravattari lucrando miliardi di euro di interessi (che noi fessi paghiamo con le tasse) sulla vendita di carta straccia, che assume valore reale solo perché intrisa del sudore del popolo che lavora?
Basta? potremmo continuare, ma basta sì per dire che non se ne può più delle celebrazioni, dei democratici concerti (panem et circenses…), delle discussioni ipocrite e trombonesche.
Il 1° maggio 2009 sia il giorno del ricordo…
Ricordiamoci che tutto questo si chiama tirannide!